Smart working: novità settembre 2020. Come cambia e per quali categorie.

Smart working: novità settembre 2020. Come cambia e per quali categorie.

 

La Delibera del Consiglio dei Ministri del 29 luglio 2020 ha prorogato lo stato di emergenza epidemiologica da Covid-19 fino al 15 ottobre 2020. Di qui, con Decreto-legge 30 luglio 2020, n. 83 è stato conseguentemente prorogato fino al 15 ottobre 2020 anche il termine per la comunicazione semplificata del lavoro agile.

Lo smart working in forma semplificata, può essere applicato dai datori di lavoro privati a ogni rapporto di lavoro subordinato anche in assenza degli accordi individuali e quindi a prescindere dall’accordo delle parti.

Le modalità di comunicazione del lavoro agile restano quelle previste dall’art. 90, comma 3 del D.L. 19 maggio 2020, n. 34 convertito nella Legge n. 77 del 17 luglio 2020, pertanto si continueranno ad utilizzare i modelli semplificati già in uso, resi disponibili dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Le conferme

Per tutta la durata dello stato d’emergenza, nei casi  in cui le mansioni lavorative lo consentano, le imprese sono ancora invitate a privilegiare il lavoro agile rispetto alla riapertura del reparto aziendale.

Le novità

Ad oggi (art. 90 del dl 34/2020), finché le lezioni sono sospese, l’azienda non può rifiutare lo smart working al dipendente con figli under 14 anni.

Il Decreto Agosto cambia le regole stabilendo che, con il riavvio delle attività scolastiche, questo meccanismo decada.

Resta la possibilità di lavorare in smart working con le modalità semplificate (anche senza dell’accordo individuale), ma non c’è più il diritto a ottenerlo.

Tuttavia, per i genitori lavoratori con almeno un figlio minore di 14 anni il diritto allo smart working resta valido fino al 14 settembre, data che coincide con la riapertura delle scuole.

Dopo il 14 settembre e fino al 15 ottobre, data in cui è fissata la fine dello stato di emergenza (almeno per il momento), gli unici lavoratori che potranno “pretendere” di poter rendere la prestazione in smart working saranno:

  • i disabili gravi;
  • coloro che hanno un disabile grave nel proprio nucleo familiare;
  • coloro che, sulla base di una valutazione del medico, siano maggiormente esposti a rischio di contagio.
Cosa ne pensano i lavoratori

Inizialmente “accettato” come necessità legata all’emergenza coronavirus, lo smart working sembra ora aver conquistato una buona percentuale di italiani molti dei quali, potendo scegliere, continuerebbero a sceglierlo come modalità di lavoro anche una volta finita l’emergenza.

Cosa bolle in pentola

Nella considerazione tutta da verificare che lo smart working possa trasformarsi in una sorta di orario di lavoro continuato, i sindacati in prima linea, ma anche la stessa Ministra del Lavoro Catalfo, hanno riaffermato la necessità di una regolamentazione più chiara e definita a tutela del lavoratore.

La Ministra ha annunciato, in più occasione, che a breve convocherà le parti sociali per un tavolo di confronto.

Oltre al sovraccarico per le donne, spesso costrette a casa con figli, i “pericoli” del lavoro agile sono molti. In primis troviamo il c.d. “diritto alla disconnessione“, ma a seguire scopriamo anche altri  “temi discussi” come quello del presunto diritto al buono pasto precedentemente spettante in azienda.

Tra gli altri argomenti da disciplinare riveliamo:

  • la questione delle fasce concordate di reperibilità del lavoratore, al di fuori delle quali non può essere chiamato;
  • la validità delle prestazioni da svolgersi in un arco temporale non superiore alle 13 ore giornaliere;
  • costanza di un periodo di riposo minimo di 11 ore ogni 24 e di 48 ore dopo 5 giorni di lavoro consecutivo;
  • previsione perché i dipendenti che svolgono il proprio lavoro da remoto godano della stessa sorveglianza sanitaria e tutela in caso di malattia o infortunio di chi lavora in sede.
Riapertura delle scuole e deroghe

Migliaia di genitori in Italia attendono con preoccupazione il momento in cui i figli rientreranno a scuola e loro sui luoghi di lavoro.

Quella di riaprire le scuole è diventata una priorità del governo.

Ma cosa accadrebbe se ci dovesse essere un positivo in classe e tutti gli studenti venissero messi in quarantena? L’ipotesi al vaglio del legislatore è quella della possibile riattivazione di alcune misure a sostegno dei genitori sperimentate durante il lockdown, ovvero lo smart working e i congedi straordinari retribuiti.

Il problema reale sarà quello di reperire le coperture finanziare per tali emergenze, ma la priorità attuale ed impellente resta quella di evitare in qualsiasi modo che a fronte di un caso positivo si proceda alla chiusura di tutta la scuola.

Ad oggi, quali sono stati i vantaggi dello smart working?

Alcune analisi hanno rilevato un +4% di aumento di produttività registrato del sistema Paese nei lavoratori che hanno fruito dello smart working con, in media, 5 giorni di congedo in meno richiesti.

I benefici di un maggiore ricorso allo smart working si riflettono anche sulla mobilità. I lavoratori italiani dedicano in media un’ora al giorno al tragitto casa-lavoro e rientro. Eliminare tali spostamenti ha contribuito a decongestionare il traffico, generando effetti positivi sull’ambiente e sulla vivibilità delle città.

E gli svantaggi?

Il quadro più preoccupante è quello della sicurezza del lavoro da remoto. La politica aziendale più comune è stata quella di consentire ai dipendenti di utilizzare dispositivi personali per lavoro (“BYOD” – Bring Your Own Device), con il conseguente accesso non sicuro alle informazioni della società.

Conclusione

E’ chiaro ed evidente che l’emergenza Covid-19 ha avuto un tremendo impatto sulle abitudini e sugli usi di tutti gli italiani.

La crisi dell’economia del paese è stata ampiamente annunciata, ma le sue dinamiche sono tutt’altro che chiare. In ballo ci sono le misure che il governo deciderà di adottare e, tra queste, quelle riguardanti l’attuazione dello smart working.

 

Autore: Maculotti dott. Simone