Lo sviluppo sostenibile e il Green Deal europeo

LO SVILUPPO SOSTENIBILE E IL GREEN DEAL

Premessa:

La Risorsa Umana crede fortemente che tutti abbiano una responsabilità ecologica, sociale ed economica.

Per essere un’azienda sostenibile, stiamo lavorando su progetti di sostenibilità innovativi, per ridurre al minimo l’impatto ambientale e per ridurre gli sprechi.

In quest’ottica La Risorsa Umana ha deciso di aderire a “Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”.

Ma perché ogni azienda dovrebbe pensare di aderire? Quali sono i vantaggi? Potete scoprirlo in questi interessantissimi articoli Resto del Carlino | La Risorsa Umana.

Quando e dove nasce il concetto di sostenibilità

Il concetto di sostenibilità ha origini molto antiche diversamente da quanto ci si potrebbe aspettare.

Come spiega Jacobus Du Pisani, Professore di Storia presso la North-West University di Potchefstroom (South Africa) in un suo saggio, addirittura alcuni filosofi, tra cui Platone e Plinio il Vecchio, già ne discutevano tra il V secolo a.C. e il I secolo d.C.. Oltre ad essere consapevoli del danno provocato all’ambiente dalle attività dell’uomo, discutevano anche sulle pratiche per tutelare “l’eterna giovinezza della Terra”.

Con le Rivoluzioni Industriali, si iniziò a diffondere l’idea che il progresso tecnologico avrebbe portato l’uomo a una sua “età d’oro”. Al tempo stesso, tuttavia, iniziarono a emergere le prime consapevolezze delle ripercussioni ambientali e sociali di questo sviluppo sfrenato. Ne sono esempio i saggi che trattano di questi temi nel XVIII secolo come Sylvicultura Oeconomica(nel 1713) ad opera di Hans Carl von Carlowitz, in cui compare per la prima volta il termine “uso sostenibile”, che Carlowitz utilizza per indicare la necessità di sostituire gli alberi abbattuti con alberi nuovi.

Nel 1969 si parlò per la prima volta di Sviluppo Sostenibile in un documento ufficiale, firmato da 33 Paesi africani. Nello stesso anno, negli Stati Uniti fu istituita l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, le cui linee guida hanno influenzato lo sviluppo delle teorie e delle pratiche delle politiche ambientali globali.

Nel 1987 la Commissione sull’Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni Unite definì la sostenibilità come “uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri” (Rapporto Brundtland)

Nel 1990 l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) pubblicò per la prima volta un elenco di indicatori di sostenibilità ambientale. Si tratta di strumenti essenziali per tracciare il progresso ambientale, sostenere la valutazione delle politiche e l’informazione del pubblico. Per aiutare la diffusione di consapevolezza sul tema tra la popolazione, si fa solitamente riferimento in particolare agli indicatori ambientali chiave che sono:

  • cambiamento climatico;
  • qualità dell’aria;
  • risorse di acqua dolce;
  • rifiuti e materiali;
  • risorse biologiche, biodiversità e risorse oceaniche.

Ogni indicatore ambientale chiave contiene al suo interno altri indicatori, per fornire a governi e cittadini un quadro completo.

La nascita di Agenda 2030

La definizione di sostenibilità contenuta nel rapporto Brundtland sopra citato, viene ripresa e integrata nel 1992. In quell’anno a Rio de Janeiro si tenne la Conferenza Onu su Ambiente e Sviluppo, dalla quale emerse l’idea che il concetto di sviluppo sostenibile non potesse essere racchiuso all’interno della sola accezione ambientale, ma che dovesse includere anche i principi di giustizia ed equità sociale. Concetti che vengono racchiusi nell’Agenda 21, documento adottato da 170 Paesi con l’obiettivo di guidare gli interventi di sviluppo sostenibile nel decennio successivo. Nel 2015, il documento venne sostituito dall’Agenda 2030, sottoscritta dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU.

Il documento delinea 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, anche chiamati Sustainable Development Goals (SDGs), inquadrati in un programma di azione di 169 target che delineano obiettivi da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030.

I 17 SDGs prendono in considerazione in maniera equilibrata le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: economica, sociale e ambientale.

Goal Agenda 2030
Goal Agenda 2030

Il Green Deal (o Patto Verde europeo)

A tutto ciò si aggiunge un ulteriore progetto che l’Unione Europea ha adottato il 14 luglio 2021 a seguito della pandemia, cioè il Green Deal

La scelta del nome è emblematica e appositamente voluta per richiamare il New Deal che guidò la ricostruzione del continente al termine del secondo conflitto mondiale. Allo stesso modo, il Green Deal punta a ricostruire la società europea dopo la pandemia in un’ottica sostenibile.

L’obiettivo è trasformare l’Europa nel primo continente a impatto climatico zero entro il 2050.

Cruciale è quindi il target delle emissioni, che l’Unione punta a ridurre del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Per raggiungere questi obiettivi, il Green Deal prevede strumenti legislativi e non, azioni mirate e incentivi. Nell’ambito climatico, ad esempio, la Commissione sta lavorando alla Legge Europea sul Clima, per vincolare gli Stati membri al raggiungimento dei target comuni. Ma l’obiettivo del Green Deal europeo è molto più ampio, ricalcando le tre dimensioni della sostenibilità già indicate nell’Agenda 2030.

Il piano punta infatti a creare nuovi lavori e crescita economica, diminuire la dipendenza energetica dell’Unione Europea e affrontare così il problema della povertà energetica. Contemporaneamente, si prefigge di migliorare la salute e il benessere dei cittadini.

Per raggiungere la sostenibilità ambientale, dunque, occorre fare molto di più che tagliare le emissioni. Si deve intervenire in maniera trasversale sulle abitudini quotidiane delle persone, dalla produzione dei prodotti al modo di consumarli fino allo smaltimento, ma anche sulle modalità di spostamento e interazione con l’ambiente. 

Il Green Deal europeo

Autore: Dr.ssa Caterina Battistoni