Occupazione femminile: cosa cambia dopo l’evento COVID-19

Occupazione femminile: cosa cambia dopo l’evento COVID-19

Dalle ultime statistiche sembra che siano le donne le più colpite dall’avvento della pandemia mondiale da Sars coV 2, ci sono però ambiti dove l’occupazione  al femminile sembra avere in mano carte vincenti.

Nella manovra di bilancio per l’’anno 2021 sono previsti sgravi al 100 % (per un massimo di seimila euro l’anno) per chi deciderà di assumere una donna disoccupata nel biennio 2021-2022.

Per stimolare l’occupazione femminile, inoltre, la manovra prevede la costituzione di un fondo per l’imprenditoria femminile, «con specifica attenzione ai settori dell’alta tecnologia».

Sono previsti contributi a fondo perduto, finanziamenti a tasso zero o agevolati e percorsi di assistenza tecnico-gestionale. La misura a favore delle donne andrà di pari passo con gli sgravi per le assunzioni degli under 35 (sia uomini che donne). Sono proprio queste infatti le categorie storicamente più fragili del mondo del lavoro.

Shecession (she + recession): con questo neologismo gli esperti indicano il fatto che le donne sono le principali vittime dello sconvolgimento sociale ed economico causato dagli effetti globali del virus. Eppure, anche se l’evoluzione della pandemia è ancora parecchio incerta, il 2021 non sarà (solo) a tinte fosche. «Ci sono molte aziende in crescita in questo momento. Ma non se ne parla perché ce ne sono molte altre in difficoltà. Il futuro sarà digitale, tecnologico, sostenibile, sono questi i 3 ambiti in cui si concentrano le maggiori occasioni di lavoro per le donne nei prossimi anni.

4 Sembrano essere gli ambiti di sviluppo dei prossimi anni vediamo quali:

  • Sanità e salute

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in questo settore oggi le donne rappresentano il 70% della forza lavoro, ma solo il 25% di loro occupa posizioni di leadership in Europa.

La pandemia da Coronavirus ha mostrato quanto il sistema sanitario abbia bisogno di essere potenziato. Giocoforza il pallino sarà in mano alle donne. «I numeri dicono che ci saranno sempre più donne con una capacità, titoli di studio, esperienze lavorative che 30 anni fa non erano neanche ipotizzabili. Fior fior di pubblicazioni, moltissime in ambito medico, dimostrano come la presenza di donne in ruoli di leadership dia più chance di aprire le porte della scalata professionale anche ad altre donne, rispetto all’avere sempre e solo rappresentanti di genere maschile come leader. È in ogni caso un arricchimento».

  • Sostenibilità

Uno dei settori su cui poter puntare è allora quello della green economy, green jobs e lavori connessi all’economia circolare. Riuso, riciclo e rinnovamento, del resto sono state le parole chiave dell’edizione 2020 del Premio Internazionale Tecnovisionarie® , che ha premiato dieci imprenditrici, scienziate e accademiche che hanno sviluppato progetti rispettosi della natura e dell’ambiente.

  • Sviluppo digitale

Secondo l’indice DESI della Commissione Europea, che misura la digitalizzazione, il capitale umano digitale del nostro Paese è scarso. I dati sono inequivocabili: il punteggio medio in Europa è 49,3 e l’Italia si attesta al 32,5. «Questo – spiega Maria Grazia Mattei, fondatrice e presidente di MEET, il centro per la Cultura Digitale appena inaugurato a Milano- significa che le italiane e gli italiani non hanno gli strumenti strutturali, tecnologici e neanche culturali, per stare al passo dei bisogni del mercato, il che penalizza l’intera comunità». Ecco perché, dice, «nel 2021 sarà fondamentale accrescere e diffondere una maggiore “cultura Digitale”» 

  • Scienze Umane

La pandemia che stiamo vivendo ha mostrato anche quanto bisogno ci sia di figure che sappiano sviluppare soluzioni tecnologiche senza dimenticare l’aspetto etico delle innovazioni. In Europa esperti provenienti dai settori più disparati hanno avviato dibattiti sulle ricadute sociali della tecnologia, sottolineando quanto sia importante che gli sviluppi nel campo tecnologico sia orientati alla mente dell’uomo, e a beneficio dell’intera umanità. Figure come filosofi, antropologi, sociologi ed esperti delle scienze umane sono quelli che hanno visto la maggiore crescita occupazionale e retributiva negli ultimi anni. Crediamo quindi sia molto importante per le nuove generazioni essere flessibili, sviluppare competenze trasversali, le cosiddette competenze soft, che sempre di più saranno richieste per distinguerci dall’intelligenza artificiale».

 

Conclusione

Non solo soft skill (capacità relazionali e comportamentali, ovvero le modalità con cui interagiamo con gli altri sia sul posto di lavoro che nella vita di tutti i giorni), ma competenze trasversali e digitali.

La richiesta di lavoratori altamente qualificati dedicati alla formazione continua è decisamente aumentata.

La carenza di competenze è quindi reale e, anzi, continua ad aggravarsi.

Le conoscenze attuali dei lavoratori e la loro capacità di acquisirne sempre di nuove sono l’asset più importante e richiesto dal mercato del lavoro. Prerequisito irrinunciabile diventa anche lo sforzo permanente di apprendimento di nuove competenze tecnologiche, sociali e manageriali.

Per assicurarsi una crescita professionale costante, i lavoratori non possono fare affidamento solo sulle competenze acquisite in passato, ma devono continuare a crescere e a sviluppare sempre nuove skill, ottenendo ulteriori “crediti”, per ogni nuova competenza, “spendibili” per avanzare nel proprio percorso di carriera o trovarne uno nuovo.

Fonte parziale : MorningFUTURE

 

Dr.ssa Barbara Berti