Mercato in ripresa

Il mercato del lavoro appare in ripresa, ma mancano i candidati. Quali le motivazioni?

Dopo mesi di stallo, l’attuale mercato del lavoro appare in ripresa. Questo lo si può evincere principalmente dall’importante incremento delle offerte di lavoro.

Nel grafico sotto viene evidenziata la crescita percentuale esponenziale rispetto al 1°febbraio 2020, corretta per considerare la stagionalità, fino al 21 maggio 2021.

In tutto questo, le maggiori organizzazioni economiche stanno rivedendo al rialzo le stime della crescita per quest’anno e l’anno prossimo, precisando però che ci vorrà ancora un anno per recuperare i livelli del 2019.

I datori di lavoro stanno dimostrando di essere pronti per ripartire

Nonostante la richiesta di talenti, il recruiting rappresenta una sfida per molti datori di lavoro, che si rivolgono alle principali Agenzie Per il Lavoro per riuscire a trovare il candidato giusto nel momento giusto.

Gli annunci di lavoro stanno aumentando costantemente, a dimostrazione che le aziende sono in fase di ripresa e alla ricerca di talenti.

A essere davvero ripartita, al momento, appare solo la filiera manufatturiera, mentre i servizi stentano; ancora di più, mostrano difficoltà i settori del turismo e dei consumi per le famiglie.

La ripresa dei settori duramente colpiti, come la ristorazione e l’ospitalità, la vendita al dettaglio e all’ingrosso, le aziende e l’amministrazione e il settore manifatturiero, potrebbe essere più lenta. (fonte UN News)

In questo contesto viene rilevato un calo dei contratti “stabili”, nonostante il blocco dei licenziamenti, in favore di CTD e in somministrazione.

Penuria di lavoratori disponibili

Nonostante l’aumento della disoccupazione (il tasso di disoccupazione in Italia è salito al 10,7% ad aprile, aumentando di 0,3 punti percentuali – fonte Ansa), l’aumento del traffico sui maggiori portali di ricerca dall’altra (Indeed, Infojob, Monster, jobRapido, Talent, ecc ) e una maggiore presenza delle offerte di lavoro, a destare preoccupazione è la penuria di candidature.

L’interesse per la ricerca del termine “lavoro” è oggi ai minimi storici. Per trovare punti inferiori di interesse negli ultimi 12 mesi bisogna tornare a ferragosto 2020 e capodanno 2021, date storicamente negative per ogni tipo di ricerca.

Il lavoratore si informa e cerca lavoro, ma non si candida.

Quali sono le possibili motivazioni?  

Nel corso degli ultimi mesi l’intero mercato è cambiato.

Come detto, su tutti i maggiori portali di offerta/ricerca lavoro è stato rilevato un visibile aumento degli annunci di lavoro e questo sta portando a un incremento della concorrenza che sta influendo sul volume di candidature e sul costo per candidatura.

A questo bisogna aggiungere l’aspetto psicologico dal punto di vista del candidato. In questo momento, infatti, sembrano convivere motivazioni, quali:

Incertezza: Chi ha un lavoro, ancorché a tempo determinato o in somministrazione, stante l’incertezza del mercato e l’inizio della fase di “sblocco dei licenziamenti” (A partire dal 1° luglio 2021 decade il divieto di licenziamento per l’industria manifatturiera e per l’edilizia con l’eccezione del settore tessile e dei settori ad esso collegati: calzaturiero e moda, per i quali il divieto rimane sino al 31 ottobre 2021) si tiene stretto l’impiego che ha e non rischia  un cambiamento; anche in considerazione dell’aumento di concorrenza con altri lavoratori che hanno perso o stanno per perdere il lavoro;

Forza lavoro trasferita: i lavoratori più qualificati e in cerca di lavoro potrebbero aver già trovato impiego in settori con competenze trasferibili.

Voglia di libertà: Dopo mesi costrette in casa, le persone, anche se abbisognevoli  di lavoro, non intendono privarsi di questa possibilità di distensione, soprattutto  proprio ora che è arrivata l’estate e finalmente possono andare “in ferie”. Poco conta che i soldi in tasca siano pochi, “una soluzione la si trova” e, secondo la loro logica, “un mese in più o un mese in meno” senza lavoro non cambierà le cose.

Questo discorso vale ancora di più se a farlo è un lavoratore che percepisce reddito di cittadinanza, Naspi, Dis-Coll (indennità di disoccupazione per collaboratori coordinati e continuativi o a progetto) o CIG (cassa integrazione guadagni), che comunque riceve un’entrata economica “accettabile”.

Necessità di ulteriore supporto: È possibile che le persone in cerca di lavoro si stiano ancora riprendendo dalle difficoltà finanziarie causate dalla disoccupazione o che stiano affrontando altre responsabilità derivanti dalla pandemia, come la cura dei familiari.

Tassi di vaccinazione in lenta crescita: Alcune persone potrebbero essere riluttanti a tornare al lavoro senza l’ulteriore sicurezza offerta dal vaccino, soprattutto ora che nuove varianti “non coperte” sembrano prendere il sopravvento sull’efficacia della copertura vaccinale.

Qualche consiglio per le agenzie di Ricerca e Selezione Personale

Quando si ricerca personale in un mercato del lavoro in ripresa ci sono da fare nuove valutazioni e sono da prendere in considerazioni nuovi parametri. Qualche esempio:

Incertezza economica: la possibilità che la ripresa economica sia più lenta o più veloce di quanto previsto è un fattore chiave da tenere sempre in considerazione nelle fasi di studio e di elaborazione di un piano di recruiting.

Periodi di disoccupazione: fino a poco tempo fa, il candidato doveva necessariamente dare una buona motivazione e contestualizzare la presenza di una lunga assenza dal mondo del lavoro, sia nel curriculum che nella lettera di presentazione. Oggi, per i motivi psicologici sopra indicati e per le congiunture economiche negative che possono sempre ripresentarsi, il recruiter dovrà abituarsi a vedere nel CV presentati dai candidati lunghi periodi di disoccupazione e, in un mercato del lavoro difficile, i datori di lavoro dovranno mostrarsi più comprensivi che mai.

Settori target: In presenza di una ripresa non omogenea, i bravi recruiter dovranno prestare attenzione ai settori con una crescita più calma, perché possono costituire potenziale sacche di talenti da cui attingere.

L’incognita: il rischio sempre attuale di una nuova ondata pandemica, con conseguente nuovo fermo delle attività produttive, pesa e peserà sempre sul mercato del lavoro.

La certezza: il peso del debito pubblico supererà presto la soglia del 160% in rapporto al PIL prodotto dall’Italia. Questa  è sì una certezza, ma che ci conduce a una nuova incognita. Le proiezioni di rientro dal deficit sotto il 3% solo state spostate al 2025, ma quando l’Europa deciderà che è il momento di ricominciare a “rispettare le regole”, quali sono i provvedimenti che il Governo deciderà di adottare? Come influiranno sugli investimenti e sulle aziende? Dove saranno attinte le risorse necessarie?

Autore: dott. Simone Maculotti

Tutte le cose sono state già dette; poiché nessuno ascolta, occorre sempre ricominciare.