VOLEVO ESSERE UN INNOVATORE

volevo essere un innovatore

Il lavoro dell’Innovatore è il più bello di tutti.

Il lavoro dell’Innovatore è il più disprezzato.

“Cosa ne sai tu del mio lavoro!?”

“So io come si deve gestire e cosa si può migliorare”

“Adesso arriva questo sbarbatello che mi dice come fare il lavoro che faccio da 30 anni!”

Gli innovatori, anacronistici ottimisti ostinati sperimentatori (sopportatori).

Spesso si porta innovazione in un contesto che non la vuole, che la respinge.

La non comprensione porta le persone alla chiusura.

L’incognita porta a preservare lo status quo, la zona di confort.

Ma il confort è reale o è solo un’assuefazione (calcificazione) ad una situazione non ottimale? O peggio, dannosa?

Dal Gattopardo:

“Se vogliamo che tutto resti com’è, tutto deve cambiare”.

Perché il contesto cambia. Tutto cambia. Costantemente.

I forti, gli intelligenti, cambiano, si evolvono di conseguenza, per mantenere la propria posizione

Oggi 8 delle 10 persone più ricche al mondo lavorano nel digitale.

L’innovazione, digitale, è chiaramente la maggiore fonte di ricchezza della società che abbiamo costruito e che sarà.

Eppure, quanti sono ancora gli ostinati dei processi manuali?

Mail, Excel, telefonate, fogli di carta, post-it.

Romantici.

Sentimenti a parte, il divario tra aziende digitali e non è sempre più ampio e questo non impatta solo le aziende, bensì tutto il tessuto sociale. Un paese ricco porta ricchezza e qualità a tutti i livelli.

Secondo i dati più recenti di Statista e OCSE, gli Stati Uniti investono oltre 1 trilione di dollari l’anno in tecnologie digitali. L’Europa segue con circa 500 miliardi, mentre l’Italia è ancora distante, pur crescendo.

Le aziende che investono in digitalizzazione hanno performance fino al 30% più alte in termini di produttività e attraggono il 50% in più di talenti rispetto a quelle “ferme”.

Innovare non è più un’opzione: è la condizione di base per competere.

Più tarderemo, maggiore sarà il divario.

Innovare ha un costo. Non innovare ha un prezzo maggiore.

È il prezzo della perdita di rilevanza, della lentezza che in un contesto globale equivale a essere tagliati fuori. Blockbuster vi dice qualcosa?

L’energia che metteremo nella nostra ricerca e sviluppo determina il vantaggio competitivo che avremo, o che non avremo.

Innovare non significa solo adottare nuove tecnologie, bensì ripensare i processi, il modo in cui si lavora, si comunica, si crea valore.
L’innovazione vera libera tempo, riduce errori, rende i team più agili e il lavoro più a misura delle persone. Il suo impatto è moltiplicativo: migliora l’operatività, la collaborazione, la soddisfazione interna e il valore percepito all’esterno.

È un investimento che si ripaga in produttività, qualità e attrattività.

L’innovatore oggi non è “quello con le slide”, ma una figura che ascolta, semplifica, costruisce legami.
Non impone il cambiamento: lo facilita, lo rende concreto, comprensibile, sostenibile.
Il suo compito è quello di tradurre la complessità in valore operativo, di accompagnare le persone oltre la soglia della paura.

Non serve rivoluzionare tutto. L’innovazione efficace parte spesso da piccoli miglioramenti, portati avanti con costanza, visione e metodo.
Serve una cultura del cambiamento, la formazione continua, la contaminazione tra ruoli e settori, e soprattutto la capacità di misurare ciò che si fa.

I fallimenti non vanno evitati, ma letti. Gli errori non sono ostacoli, ma informazioni preziose per migliorare.

In ogni organizzazione ci sono persone con idee, energia e voglia di fare la differenza. Riconoscerle, ascoltarle, coinvolgerle è il primo passo per costruire innovazione.

La Risorsa Umana da anni dedica energie in Ricerca e Sviluppo, attraverso un’area dedicata. Questa divisione ha il compito di guidare e alimentare il processo di innovazione, attraverso un approccio strutturato fatto di sperimentazione continua, analisi dei trend di mercato e adozione mirata di tecnologie emergenti, tra cui l’Intelligenza Artificiale.

Ogni progetto nasce dall’ascolto dei bisogni interni e dell’analisi di mercato, si sviluppa attraverso fasi iterative di test e miglioramento, e si traduce in soluzioni concrete a supporto dei processi operativi e della crescita aziendale. Ogni strumento viene scelto, sviluppato e perfezionato con uno scopo preciso: generare valore, misurabile, per le persone e per il business.

Innovare non è cambiare per il gusto di farlo.
È un’attitudine.
È scegliere, ogni giorno, di voler essere rilevanti.

Serve coraggio, sì.

Ma è il coraggio che apre strade nuove, che trasforma ostacoli in trampolini, che costruisce un futuro migliore.

“Il coraggio è la prima delle qualità umane, perché è quella che garantisce tutte le altre.”

Winston Churchill

Autore: Andrea Chiericati – Innovation Manager